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Ogni tanto c’è bisogno della giurisprudenza per ricordare ai principali operatori professionali quali sono le regole del gioco: è quello che è successo di recente con la causa intentata dal Maestro Beppe Vessicchio contro RAI
In estrema sintesi, la legge sul diritto d’autore (LDA) prevede che il produttore fonografico abbia diritto a ricevere un equo compenso quando la registrazione musicale di propria titolarità venga utilizzata per la pubblica diffusione (art. 73/73-bis).
Nel caso del Maestro Beppe Vessicchio, esso è il compositore, l’artista e anche il produttore fonografico di alcune opere e registrazioni fonografiche che sono state utilizzate come sottofondo musicale in alcune trasmissioni di RAI.
Il Maestro, quindi, ha richiesto, oltre al diritto d’autore, percepito tramite SIAE, e al diritto come artista interprete ed esecutore, percepito tramite NuovoIMAIE, anche il compenso dovuto in qualità di produttore fonografico.
RAI ha cercato di contestare la richiesta del Maestro, sostenendo, tra le altre cose, che le registrazioni musicali oggetto del diritto dovessero essere state precedentemente pubblicate in forma fisica.
Il giudice, con una sentenza destinata a diventare un punto fermo nella questione diritti nel mondo della musica, ha ribadito quanto per gli operatori è sempre stato ovvio e cioè:
La causa ora prosegue con la quantificazione del compenso dovuto al Maestro, al quale, credo, tutti dovremmo un tributo di gratitudine per avere avuto il coraggio di lottare per i suoi diritti certamente, ma indirettamente, anche per quelli di tutta la categoria.
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